Si dice, a ragione, che chi è nato dopo la seconda guerra mondiale ha avuto la fortuna, qui in Europa, di vivere la più lunga stagione di pace di questo continente.
Ma la verità è che la autentica fortuna è stata incontrare e conoscere la speranza. Quella di cambiamenti scientifici, sociali, di conquiste di libertà politiche e civili che sono, in fondo, il lascito positivo di quelle generazioni.
Un adolescente europeo di oggi, per non parlare di quelli che vivono nella guerra o nella povertà, se alza la testa non immagina l’uomo sulla Luna. Immagina, meglio teme, un missile, o un aereo impazzito. Di questo ora c’è traccia nel suo vissuto.
Abbiamo misurato, con colpevole ritardo, gli effetti della pandemia sulla coscienza e lo stato d’animo dei giovani. Abbiamo potuto registrare quanta tristezza, ansia, rabbia, male di vivere questi due anni di restrizioni nelle relazioni sociali, di compressione del naturale bisogno di autonomia dalla famiglia abbiano comportato ai ragazzi.
Ora, quando sembrava che si potesse finalmente riguadagnare una specie di normalità, la guerra – una guerra così vicina e così folle, così carica di conseguenze universali, come una pandemia violenta – riavvolge, specie i più giovani, in un gorgo di paura e di nero.
Le prime vittime di una guerra sono i bambini, sempre. Penso a quel bambino morto dissanguato, penso ai piccoli malati di tumore in pericolo nella Kiev senza medicine e cibo, penso a quella bambina che, rifugiata nella metropolitana, pronuncia piangendo una parola che avrebbe il diritto di non conoscere: “IO NON VOGLIO MORIRE, VOGLIO SOLO CHE TUTTO QUESTO FINISCA”. Penso alla bimba infagottata in un piumino che, sul predellino di un pullman, si separa dal padre che resta per combattere, civile armato. Lo vede piangere, e allora piange anche lei.
Penso a quei bambini che diventano profughi che sono strappati dalle loro case e sbattuti nei rifugi o messi in marcia, affamati, verso una normalità che diventa l’unica speranza possibile.
Ecco quindi che davanti a questa follia anche il Partito Democratico di Ferrara si unisce alla mobilitazione generale cittadina, aprendo i propri circoli grazie ai Segretari e ai volontari per raccogliere generi di prima necessità da donare alla popolazione ucraina, alla quale vogliamo esprimere tutta la nostra vicinanza e solidarietà, nella speranza che si trovi quanto prima una soluzione diplomatica affinché tacciano le armi.
Alessandro Talmelli
Segretario Unione Comunale PD Ferrara