di Luigi Vitellio (Segretario Provinciale PD Ferrara) e Giulia Bertelli (Responsabile Welfare e Sanità PD Ferrara)
Con l’approvazione al Parlamento della legge relativa allo Ius Soli è stato fatto un passaggio importantissimo nel nostro Paese.
Oggi finalmente abbiamo stabilito che chi nasce in Italia, vive in Italia, studia, cresce, ama e contribuisce in Italia, è italiano.
Tante sono state le iniziative pubbliche che come Partito Democratico abbiamo realizzato: incontri con associazioni di ragazzi appartenenti alle cosiddette “seconde generazioni”, manifestazioni, incontri informativi ed altro, come il recentissimo ciclo di appuntamenti “Alter-Nativi” organizzato dal Circolo Centro Cittadino di Ferrara.
L’obiettivo è sempre stato quello di spiegare alle persone che non può nascere nulla di buono quando in una comunità si pone un bambino in uno status giuridico diverso da quello del suo vicino di casa, sulla base della provenienza geografica dei genitori, nonostante entrambi i bambini abbiano analogo corso di vita.
Oggi abbiamo fatto il primo fondamentale passo per chiarire che la cittadinanza non è un fattore biologico, ma è piuttosto legata alla storia di ogni persona che, per svariate ragioni, si trova a sedere nel banco a fianco al nostro in classe, nell’ufficio dietro al nostro, o a giocare come nostro avversario al campo di calcio.
Grazie al lavoro fatto da tanti ragazzi “non italiani” nelle nostre comunità, come mediatori culturali, o semplicemente come cittadini (pur senza esserlo sulla carta), superare lo ius sanguinis è quanto mai importante. A loro, oltre che ai nostri Parlamentari, deve andare il nostro ringraziamento.
La discussione sul tema è tutt’altro che superata, oltre al passaggio al Senato, questa importante legge deve superare la discussione nel Paese, dove purtroppo il fenomeno migratorio, e tutto ciò che ne consegue, è oggetto di tante campagne elettorali.
Il superamento dello Ius Sanguinis non deve spaventare, perché solo dando la cittadinanza alle persone si può chiedere a tutti di impegnarsi per questa comunità.
D’altra parte, chi potrebbe mai amare un paese più di chi ha scelto di viverci?