di Davide Nanni – Consigliere Comunale PD Ferrara
Chiediamo al sindaco Alan Fabbri, come primo atto dopo il reinsediamento, di nominare il Garante delle persone detenute e private di libertà personale. Si tratta di una figura di mediazione e garanzia che a Ferrara manca dal febbraio 2023, a causa del totale disinteresse mostrato in più occasione sui temi del carcere e della Giustizia dalla precedente maggioranza di centro-destra, guidata dallo stesso Fabbri.
All’interno della Casa Circondariale di via Arginone la situazione è sempre più grave, ormai insostenibile: i detenuti sono 407 a fronte di 244 posti regolamentari, gli agenti in servizio effettivo invece sono scesi a 152 rispetto alle 212 unità previste in organico.
Una situazione potenzialmente esplosiva, che sta provocando forte malessere tra tutti gli ospiti e i lavoratori del penitenziario cittadino, e di cui abbiamo chiesto più volte conto in Consiglio Comunale e allo stesso Ministero di Giustizia, tramite una interrogazione parlamentare depositata dall’On. Alessandro Zan. (vedi articolo https://www.pdferrara.it/carceri-di-ferrara/)
Finora nessuno ha risposto in modo soddisfacente alle sollecitazioni ricevute, dimostrando il totale disinteresse del Governo verso i problemi del sistema carcerario e dei suoi operatori nonostante i proclami securitari della destra.
Da sempre condividiamo le perplessità espresse dalla Camera Penale Ferrarese sulla costruzione di un nuovo padiglione in via Arginone, a cui ci siamo fermamente opposti: si tratta, infatti, di un palliativo inefficace perché aggiungerà 80 posti di detenzione senza la minima garanzia che questi serviranno a decongestionare il sovraffollamento attuale o porteranno ad aumentare il personale in servizio. Per altro, il nuovo blocco toglierà spazio verde ad attività trattamentali e ricreative di riconosciuta efficacia, come l’orto in carcere.
Il suicidio di un detenuto ospitato nel reparto dei collaboratori di giustizia di Ferrara, il quarantesimo avvenuto all’interno di un carcere italiano nel 2024, suona come un lugubre campanello di allarme: non c’è più tempo, lo Stato deve intervenire. E noi crediamo lo debba fare in due modi: aumentando in modo adeguato il personale della casa circondariale ferrarese e dando piena attuazione all’art. 27 della nostra Costituzione. Solo garantendo piena dignità e umanità di trattamento a chi sconta la pena, aumentando ove possibile le misure alternative alla detenzione e il reinserimento sociale tramite comunità esterne al carcere, sarà possibile aumentare la sicurezza e ridurre il rischio di recidiva. A Ferrara, come nel resto d’Italia.