È un altro 8 marzo, a metà tra la “festa” e le “celebrazioni”, ma sempre Giornata Internazionale della Donna, spesso strattonata per fare propaganda, sempre attuale perché ci ricorda la strada fatta e quella ancora da compiere, unite nella lotta, nella sorellanza, e forse non più sole, se vogliamo dare speranza alla breccia che si è aperta in quel pezzo di mondo maschile che riconosce l’ingiustizia del patriarcato.
Sappiamo bene, la vediamo costantemente la nostra assenza dalla storia e dal discorso politico, quanto la lotta e l’Otto marzo siano tutti i giorni per noi donne.
Sappiamo che il cammino verso la pienezza del godimento dei diritti di autodeterminazione, libertà, affermazione è ancora lungo, ma ci trova unite e appassionate e militanti nel percorrerlo assieme.
Ora che si è finalmente appreso che anche per le donne, e soprattutto per le donne, la libertà dalla violenza, dall’esclusione, dalla subalternità si qualifica anche attraverso l’indipendenza economica, ribadiamo che diritti civili e sociali devono trovare uguale riconoscimento e protezione e che nessun diritto è acquisito per sempre, come ricordava Simone de Beauvoir, come molti rigurgiti reazionari testimoniano, o come quando le istituzioni ci chiedono di “accontentarci e non avere fretta”.
Non ci bastano le rappresentazioni rituali e i cerimoniali delle amministrazioni con la loro propaganda elettorale, se di fatto non c’è un progetto per le donne.
Lo vediamo concretamente a Ferrara, dove si è persa una grandissima occasione: perché per la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e per attenuare le disuguaglianze in ambito scolastico, domestico e lavorativo sono previste quasi esclusivamente misure indirette nell’utilizzo dei fondi del PNRR?
Nei progetti presentati a Ferrara mancano quelli relativi a misure dirette, in special modo riferite all’imprenditoria femminile e alle materie STEM.
In Europa, poi, il quadro è fosco: la discussa e pericolosa modifica di un articolo della direttiva europea per il contrasto alla violenza di genere, che vuole cancellare la mancanza del consenso come elemento qualificante della violenza sessuale. Un provvedimento gravissimo che mina il concetto di consenso e mette a repentaglio la piena applicazione della Convenzione di Istanbul, provvedimento contro il quale occorre battersi in ogni sede.
Riprendiamo le parole di Roberta Mori, candidata a rappresentare le donne democratiche a livello nazionale: “ PARITÀ, OPPORTUNITÀ, AUTONOMIA e EMANCIPAZIONE” sono le parole che devono continuare a guidarci in un percorso di cambiamento della società e che deve partire da noi donne, dalla nostra voce, dal nostro essere riconosciute.
Ilaria Baraldi, portavoce delle Donne democratiche di Ferrara
vedi anche l’articolo di Stefania Guglielmi – Presidente dell’UDI di Ferrara –
pubblicato sul blog del Centro Ricerche Documentazione e Studi Ferrara