Gentile Direttore, in merito alla nota a firma UDC Ferrara apparsa sulla Sua testata, chiediamo lo spazio per replicare.
La settimana scorsa siamo partiti con la raccolta firme a sostegno dell’appello “Berlusconi dimettiti”: in due fine settimana ne abbiamo raccolte già diverse migliaia, circa 6.000 in tutto il territorio provinciale, grazie allo sforzo di tanti volontari del nostro Partito, e ne siamo orgogliosi oltre che sollevati. Significa che la richiesta di dimissioni del Presidente del Consiglio è condivisa da tanti, che esiste un’Italia diversa da quella che l’On. Berlusconi dipinge con i suoi comportamenti e con le sue scelte politiche.
Le motivazioni ascoltate da chi faceva la fila per firmare ad un banchetto, al freddo, sono tante e tutte dignitose. C’è chi non tollera il modo in cui il Presidente del Consiglio utilizza il corpo femminile, chi è stanco di veder avanzare l’aspetto fisico o logiche clientelari rispetto al merito nell’assunzione di ruoli pubblici, chi è indignato per lo svilimento del ruolo delle Istituzioni, dal Parlamento, al Capo dello Stato alla Magistratura. Ci sono molti che vorrebbero che il Governo fosse impegnato a discutere di politiche per rilanciare l’economia Italiana, per difendere il nostro patrimonio culturale e storico, per dare un futuro ai giovani.
Chi amministra un territorio, sia esso un Sindaco o un Presidente di Provincia, conosce invece le sempre più pressanti difficoltà di chi ricopre quell’incarico per far fronte ai bisogni e alle richieste dei cittadini. Crediamo quindi che chi, tra gli amministratori locali, sostiene il nostro appello, lo faccia perché vuole poter governare rispondendo agli interessi del proprio territorio, non subendo le imposizioni di chi siede nel Consiglio dei Ministri e, sempre più spesso, dimostra di non percepire le istanze locali. Purtroppo i comportamenti del capo del Governo influenzano il giudizio dei cittadini nei confronti di tutti coloro che sono dediti all’impegno pubblico, ed è perciò giusto che chi vuole distinguersi da esso possa esprimerlo in modo libero, magari attraverso una firma, anche nell’interesse dei suoi cittadini.
Questo Governo è stato sostenuto, alle sue origini, dalla più ampia maggioranza parlamentare che l’Italia abbia mai conosciuto nella fase repubblicana. Rispettiamo certamente chi ha espresso il proprio voto, quasi tre anni fa, ma siamo fermamente convinti che quel Governo e quella maggioranza non abbiano rispettato le promesse rivolte agli elettori: le riforme non sono state fatte o sono state fatte a parole, per rispondere alle esigenze di pochi o per riempire le pagine dei giornali e gli spazi televisivi. Quella maggioranza non c’è più perché ha fallito.
Chiediamo che in questo Paese tutte le forze politiche tornino ad affrontare, con serietà, rigore e responsabilità, i problemi veri che colpiscono i cittadini, riportando l’Italia ad essere un interlocutore qualificato, e non lo zimbello, della comunità internazionale.