Di di Anna Chiappini
Lo scorso sabato 25 Maggio Fabio Anselmo ha incontrato i rappresentanti delle comunità africane residenti nel quartiere GAD presso il Parco Giordano Bruno, assieme al candidato Pd Matteo Proto. Per chi era presente, una bella occasione di dialogo, ma, soprattutto, di ascolto. Perché la delegazione aveva una ricchezza di cose da dire. L’immigrazione è molto spesso terreno privilegiato di stereotipi, per loro natura funzionali a tesi precostituite e finalizzati a raccogliere consenso. Dimenticando che si tratta di persone, di vite.
E a proposito di vita, il Presidente della Comunità nigeriana, Innocent Nwobodo , ci ha brevemente ma intensamente raccontato la sua: l’ arrivo a Ferrara, la difficoltà a trovare casa, i suoi studi e la laurea in Geologia, i suoi quattro figli laureati, tra cui una figlia medico.
“Siamo persone qualificate, mia moglie è infermiera professionale presso ADO. Tuttavia molti dei circa 100 africani con cittadinanza italiana che vivono qui stanno lasciando la città”. Lui stesso per svolgere il suo lavoro di consulente deve farlo con il Belgio, perché “a Ferrara c’è tanta diffidenza”. Sottolinea che l’immigrazione è una grande risorsa, a cui il nostro Paese non attinge nel modo giusto: immediato e prepotente, emerge ai nostri occhi il contrasto con Francia; Regno Unito, Stati Uniti.
Francis Ntube, della comunità camerunense, ha osservato che, quando è arrivato 25 anni fa a Ferrara, veniva salutato con simpatia, fermato per strada. Ora non succede più. “D’altra parte non lo fate neanche fra di voi, che avete la pelle dello stesso colore”: c’è quasi un senso diffuso di paura, ognuno per sé. Si è perso il senso di comunità, della felicità. Parole pronunciate con calma e sicurezza, che ci sono arrivate dritte dritte al cuore. L’immigrazione è fenomeno costante, che non potrà cambiare, mentre la politica afferma di contrastarla, per interesse, invece di impiegarla per il bene di tutti. Il pensiero va immediatamente ai borghi che si spopolano, alle attività artigianali e manuali che vengono meno, ai mestieri – indispensabili – che muoiono, alla caduta verticale del numero di bambini e giovani, ad agricoltura e turismo che non trovano lavoratori disponibili. Francis conclude esprimendo il desiderio di essere considerati per le conoscenze e competenze che si hanno, per cui gli italiani dovrebbero essere orgogliosi di avere un collega straniero, e non come Mamadou che vende le borse ai lidi. E attraverso il valore del proprio lavoro, sedere al tavolo della pianificazione, essere coinvolti nelle scelte e non solo subire le leggi.
Ivan Wansi precisa , come aveva fatto il presidente della Comunità Nigeriana, che la comunità camerunense è apartitica, ma disponibile al dialogo. Comunica che sono molto preoccupati, chiedono aiuto perché hanno scoperto che i loro figli adolescenti hanno aperto una chat di reciproco sostegno con altri ragazzi camerunensi, non solo del territorio locale, ma di tutta Italia, perché fanno fatica ad integrarsi, provano disagio: non si sentono né camerunensi né italiani. Eppure sono nati qui, “sono ferraresi”, afferma.
Come Fabio Anselmo afferma spesso, Ferrara è una città che sta morendo: 281,4 anziani ogni 100 giovani (dati Camera di Commercio Fe all’1/1/2023). Questo, tuttavia, è solo il dato “fisico”: la nostra città rischia di morire a livello sociale ed economico, se l a sua Amministrazione non coglie la portata di vitalità già presente nel contesto cittadino, se non comprende che schiacciare l’aspetto dell’immigrazione sul problema della sicurezza impedisce di considerare tutto il resto, ovvero serie politiche di valorizzazione e integrazione di quel potenziale che ritroviamo in città e di cui – come affermano le associazioni di categoria – abbiamo serio bisogno; che anziché agitare lo spauracchio dell’altro che ti invade dobbiamo provvedere e in tempi brevi, ad articolare gli interventi per monitorare le competenze di cui la popolazione migratoria è portatrice, nonché per potenziarle e formarne di nuove e mirate; che è urgente creare spazi e occasioni di incontro all’interno della città, unitamente ad una politica che veda al centro la rete della Comunità Educante, per dotare le generazioni più giovani di reali opportunità di incontro interculturale e interetnico.
PERCHE’TUTTE E TUTTI SIAMO PERSONE; SIAMO CITTA’; SAREMO FERRARA