Ringrazio Alberto Ronchi per il suo intervento in cui ha squarciato il velo che ha coperto in questi anni le politiche culturali di questa città, spiegandoci bene che le scelte sono state il frutto degli umori e degli interessi di alcuni senza alcun progetto di crescita di lungo respiro per il sistema cultura della città.
Si è scientemente e incautamente contrapposto il concetto di cultura popolare al concetto di cultura di qualità, facendo passare un messaggio molto pericoloso per lo sviluppo socio culturale di una città: quello che la cultura di qualità non possa essere popolare e sia di per sé elitaria e destinata a pochi.
Ma la domanda che sorge spontanea è più per pochi una mostra dedicata a Funi che conta 18.000 spettatori o una mostra che valorizza un artista che connota Ferrara nell’immaginario collettivo rendendo l’opera dell’artista adesa in modo inscindibile alla città ma aprendo ad un respiro internazionale (lo dicono i dati non io) come sono state le mostre: Orlando Furioso 500 anni. Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi o Boldini e la Moda? Bisogna chiederselo.
E non diciamo che le esposizioni si sono aperte ai ferraresi perché le maggiori città del mondo con un’idea di permeabilità tra le attività espositive permanenti e temporanee e la cittadinanza trovano strumenti e progetti che pur tutelando la produzione culturale intercettano i cittadini.
Il Cinema ritrovato a Bologna non è forse uno dei progetti culturali meglio riusciti della città anche da un punto di vista di attrattività? Ritengo di sì, chi frequenta il festival del Cinema Ritrovato? Un numero di persone sempre maggiore ogni anno, come si integra l’allestimento del Cinema Ritrovato in Piazza Maggiore? Senza privatizzare spazi e mantenendo fruibile la piazza. A dimostrazione che non siamo obbligati a subire gli effetti perversi sugli spazi pubblici che ci hanno abituato a sopportare in questi anni ma che processi che mettono al centro la qualità lo fanno anche nella produzione, negli allestimenti, non solo nel prodotto culturale proposto. Credo che in una città che vanta un riconoscimento Unesco sia il minimo sindacale da pretendere.
Narrazioni, mi piace usare questo termine perché ci dice che c’è una distanza tra i fatti e come vengono raccontati, una distanza tale in cui ci troviamo davanti a dati dichiarati di afflusso a musei, monumenti e mostre che ci lasciano qualche perplessità e a mostre che sono già state presentate con la medesima impostazione in 6 sedi negli ultimi anni come nel caso di Esher e addirittura in 21 sedi come nel caso della mostra, non autorizzata dall’artista dedicata a Banksy.
Ferrara ha scoperto molti anni fa ha la propria vocazione di Città d’arte di cultura proprio offrendo un insieme straordinario patrimonio urbanistico monumentale e mostre d’arte che hanno assunto per numero di visitatori la dimensione di grandi iniziative nazionali e internazionali, questo è il dato.
FERRARA ARTE
Ferrara Arte l’ha ben spiegato Alberto prima la Fondazione Ferrara Arte è un’istituzione pubblica che nasce nel 1990 con lo scopo di organizzare, in collaborazione con le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, mostre di livello internazionale tese a proseguire e rilanciare la grande tradizione espositiva della città. Palazzo dei Diamanti è il principale luogo deputato a ospitare le rassegne organizzate in collaborazione con i più importanti musei del mondo. Questo è il suo scopo, che ben si legge in atto costitutivo e statuto, non quello di un contenitore in cui mettere in mostra quello che al politico di turno, guidato dagli interessi del critico di turno più aggrada.
Ferrara Arte ha proposto un’attività espositiva per 30 anni senza soste e secondo diversi filoni di ricerca: l’arte antica, l’arte europea dal Quattrocento al Novecento, l’arte italiana del Novecento e, non ultima, la grande arte ferrarese antica, moderna e contemporanea.
Il fatto che si tratti di una Fondazione di scopo a completa partecipazione pubblica ha sempre tutelato lo scopo ultimo dell’istituzione ossia la qualità e coerenza della proposta culturale abbinata a una trasparenza nell’utilizzo dei fondi pubblici.
Nel momento in cui con una modifica dello Statuto è stato sottratto il governo dell’istituzione al Sindaco, appaltandolo ad un soggetto terzo si è rotto qualcosa nel meccanismo di gestione di questa istituzione, anche la direzione che era sempre stata in capo a figure apicali di altissimo livello, costrette a portare la propria professionalità, con risultati sotto gli occhi di tutti altrove è stata invece affidata con semplice nomina del CDA , senza una procedura di selezione. Questo ci dice molto del percorso che ci ha portato ad essere superati da Rovigo per numero di visitatori.
Ferrara arte è uno degli attrattori maggiori per la città e anche uno dei volani importanti per l’economia turistica della città. Vedo delle guide turistiche in sala e credo non possano che essere d’accordo con me, di seguito due dati di sintesi con cui spero di non annoiarvi: questionari somministrati ai visitatori di alcune mostre traino come Boldini e la Moda ci dicono che il 47% dei visitatori veniva da fuori regione, di questo quasi il 4% veniva dall’estero, che l’80% veniva a Ferrara appositamente per vedere la mostra, che il 46% era già stato a Ferrara a visitare altre mostre a Palazzo dei Diamanti, che il 60% aveva visitato anche altri musei ferraresi durante il soggiorno che tra quelli che pernottavano il 31%circa pernottava due notti.
Perché annoiarvi con questi dati? Perché sono una sociologa di formazione anche se da troppo tempo prestata alla burocrazia e credo che serva partire dai dati per capire se stiamo andando nella direzione giusta e i dati ci dicono che nell’anno 2023 i visitatori totali di Palazzo dei Diamanti non hanno toccato i 90.000 molto pochi in confronto agli anni precedenti mai sotto i 130.000 visitatori.
UN NUOVO PROGETTO PER FERRARA ARTE
Come rilanciare quindi Ferrara Arte e tornare a renderla perno attivo e traino delle politiche culturali della città:
- Riportarla, come è giusto che sia nella responsabilità degli amministratori pubblici, chiunque essi siano perché questo garantisce: trasparenza, rendicontabilità, valutazione dell’impatto socio economico delle scelte, integrazione rispetto ai musei cittadini e alle altre attività culturali della città. Abdicare al ruolo di governo di un’istituzione così importante è nella migliore delle ipotesi una leggerezza colposa, nella peggiore garantire privilegi decisionali a privati che non rappresentano la città, che ricordo finanzia in toto l’istituzione.
- Proporre in tempi brevissimi un progetto culturale di qualità che riporti Ferrara tra i principali centri di produzione nazionale e internazionale. Un progetto capace di programmare iniziative con una prospettiva almeno biennale (affinché possano essere lanciati sui mercati nazionali e internazionali e si possa lavorare con il turismo intermediato), proponendo mostre uniche e distintive, che sappiano coniugare la valorizzazione del patrimonio locale con esperienze internazionali, rigore scientifico e attrattività per il pubblico, in ottica di sostenibilità anche economica. Un progetto che torni a fare di Ferrara un punto di riferimento nel panorama espositivo internazionale, centro di produzione e non spazio da riempire senza alcuna progettualità di lungo respiro e senza alcuna coerenza con il Palazzo ospitante e la sua storia, la sua reputazione la sua fama internazionale.
- Fare, in piena trasparenza una selezione per l’individuazione di un direttore che abbia caratteristiche di comprovata professionalità ossia che abbia in capo la direzione di mostre di comprovato valore culturale, che abbia comprovate relazioni internazionali,, che abbia curato cataloghi unici, che sia in grado di proporre un progetto almeno della durata del suo incarico, di sviluppo dell’attività espositiva di palazzo dei Diamanti, dell’attività editoriale di Ferrara Arte e dell’attività di didattica. Credo sia un’aberrazione tutta di questa istituzione che il direttore sia nominato dal CDA senza alcuna procedura concorsuale e senza che si comprenda quali siano i titoli per cui il Direttore in carica possa essere considerato il migliore tra gli aventi diritto. Ricordiamo che non si tratta di una galleria privata ma di un ente di scopo del Comune e con quel dovere di trasparenza che si deve all’ente pubblico va gestito.
- Qualità e quantità non sono termini opposti, ma complementari. Serve mettere in campo un progetto che garantisca un equilibrio tra mostre di grande attrattività programmate e promosse con un anticipo di almeno due anni precedenti all’apertura al pubblico, fortemente catching per i visitatori con altre di artisti magari meno conosciuti, molto legati all’identità della città, su cui si possa investire in termini di ricerca, restauro, racconto anche grazie alle economie maturate dalle mostre considerate più popolari che possono per così dire finanziare operazioni di impatto di pubblico minori ma fortemente importanti per continuare a rendere solida la reputazione dell’istituzione in termini di qualità dell’offerta culturale.
Non dimentichiamo che il museo, sotto la direzione di Franco Farina, si era posizionato con la sua proposta rivolta perlopiù al contemporaneo sulla scena nazionale, ma soprattutto aveva realmente animato la scena culturale cittadina, facendo crescere generazioni di artisti e appassionati e che negli anni si decise di proiettarsi su una dimensione europea e internazionale, per promuovere l’immagine della città e farla diventare un polo del turismo culturale. E se da una parte Ferrara è divenuta una meta attraente per il turismo culturale, dall’altra ha proposto alla propria comunità un’offerta culturale varia e di alto profilo.
Credo sia intellettualmente onesto dire che Palazzo dei Diamanti non è passato con uno sbalzo temporale dimentico del valore di chi c’è stato in mezzo da Franco Farina a Vittorio Sgarbi come cerca sempre di far passare l’Assessore Gulinelli, per la città va assolutamente recuperato cosa ha significato la Direzione Buzzoni, che può avere l’unica pecca di aver forse sbilanciato l’attività espositiva su mostre internazionali, ma che hanno contribuito a creare per Ferrara Arte quelle relazioni con le maggiori istituzioni museali internazionali che sono il suo vero patrimonio, dopo di lui la direzione Pacelli coadiuvata da Guidi per cui non è necessario ricordare i risultati.
I risultati li fanno le professionalità.
Un grave errore è stato soppiantare il brand Ferrara Arte e cultura con il Brand Ferrara Rinasce che ha un significato solo locale, che capiscono solo i ferraresi, la città d’arte e di cultura è un prodotto turistico su cui gli enti sovraordinati come le Regioni, le Destinazioni Turistiche e l’Agenzia di promozione turistica della Regione nonché l’ENIT investono milioni di euro. Circuito da cui Ferrara si è defilata in modo poco intelligente e lungimirante.
IL DIALOGO TRA PALAZZO DEI DIAMANTI E GLI ALTRI MUSEI DELLA CITTA’
Palazzo dei Diamanti deve essere uno dei nodi principali di un sistema policentrico in primis dei musei civici che devono tornare ad essere centrali nel radar delle politiche culturali della città perché è per il Patrimonio che i turisti, soprattutto quelli stranieri se vogliamo fare l’asset con questo tema vengono in città, allora bisogna avere un’idea chiara dell’offerta che deve essere appunto immaginata anche a livello di gestione come un unico, non una parcellizzazione di interventi a se stanti e che dialoga con le altre istituzioni culturali cittadine.
In questo si deve immaginare un investimento sulle professionalità: direttori e curatori dei musei con profili da linee guida ICOM e uno staff di supporto che non può essere solo di gestione burocratico amministrativa ma deve essere di tutela e valorizzazione del patrimonio che comprenda anche un lavoro di curatela dei cataloghi dei musei attualmente non disponibili. Per molte attività Ferrara Arte può essere, attraverso specifici accordi in relazione funzionale con il sistema dei musei civici e attraverso lo strumento della convenzione e i fondi derivanti dalla myfecard si supporto per le attività di valorizzazione del patrimonio dei musei statali. Si crea così un intreccio di funzionalità in cui il Comune si fa capofila di un progetto unico di promozione e valorizzazione del patrimonio cittadino che non prescinde ma si integra alla valorizzazione del sito Unesco di Ferrara. Siamo in un momento molto proficuo per attivare una sorta di stati generali della cultura perché seppur per motivi opportunistici che non condivido è stata fermata l’approvazione del Piano Urbanistico Generale e sta partendo in questi giorni, già finanziata dal Ministero, una gara per l’individuazione del supporto tecnico per la redazione del Piano di gestione UNESCO, questi due strumenti non devono e non possono viaggiare paralleli. La costruzione di questi due strumenti ha alla base processi obbligatori di partecipazione che se ben governati possono davvero dare vita ad una nuova costituente culturale a Ferrara.
CAPITALE DELLA CULTURA E VINCOLI PAESAGGISTICI
Il momento può essere propizio per aprire davvero il ragionamento per la partecipazione a Capitale della Cultura, so che Italia Nostra che vedo qui vorrebbe un progetto da candidare a Capitale Europea con un percorso di avvicinamento di 10 anni ma personalmente sarei più propensa ad aprire un tavolo sulla partecipazione a Capitale della Cultura Italiana , credo le due cose non si escludano a vicenda.
Un tema su cui riflettere per la candidatura potrebbe essere la città verde e sostenibile: Arte e Natura, magari lavorando in modo corale affinchè Palazzo dei Diamanti produca una mostra affine al tema e le altre istituzioni museali propongano attività coerenti per contribuire alla candidatura.
Ferrara ha un patrimonio verde inestimabile, le mura, il parco urbano, sono essi stessi valore inestimabile, quanto i monumenti, i palazzi, i musei, le mostre. Credo che la tutela dei beni monumentali e degli spazi verdi come elemento connotativo della nostra città sia assolutamente prioritaria, allora pieno supporto alla proposta di Italia Nostra di istituire l’Opera delle mura, organismo a carattere consultivo per tutti gli interventi che interessino il parco delle mura e il Parco urbano, e che ne escludano utilizzi impropri anche attraverso l’istituzione di vincoli paesaggistici che dovrebbero secondo me intervenire a “proteggere” sia l’area delle mura dove si ipotizzava la Costruzione del mega ipermercato proposto con il progetto Fer.Ris, sia il parco urbano.
RECUPERO PROGETTO CARMASSI
Gli staff dei servizi beni monumentali, delle gallerie di arte moderna e contemporanea, dei musei civici di arte antica, il servizio turismo devono lavorare in stretta collaborazione per un progetto di valorizzazione complessiva della città. Abbiamo davanti 5 anni ed è doveroso impegnarci in un progetto ambizioso.
Il progetto culturale deve essere un progetto complessivo della città e allora forse è il caso di tirare fuori dal cassetto il progetto di dialogo tra arte, città e spazi verdi a cura di Gabriella e Massimo Carmassi che prevedeva un ridisegno del quadrivio Rossettiano che dava vita a un polo pluricentrico d’arte moderna e Contemporanea. Un progetto di diversi anni fa ma che ha ancora caratteri di attualità laddove immaginava Palazzo dei Diamanti, palazzo Prosperi Sacrati e Palazzo Massari contenuti in una trama verde che andava dal parco massari, alle mura sino al tratto finale di Ercole Primo d’este e alla certosa e prevedeva di riannodare i fili di questa trama verde per fare degli spazi verdi dei palazzi non accessori ma fortemente integrati all’offerta culturale di questo straordinario Angolo della città.
Non si parla solo di un progetto architettonico ma di un vero e proprio progetto culturale che mette in connessione Palazzo Massari, permettendo ai Boldini e De Pisis ora stoccati in deposito di tornare a casa , a Palazzo dei diamanti dove proporre mostre storiche di rilievo internazionale.
In questo un accenno non posso non farlo allo spazio Antonioni, maldestramente divenuto Museo Antonioni che non discuto e sul cui lascito era assolutamente importante lavorare , ma che credo avrebbe avuto più appeal se si fosse ragionato di un progetto di valorizzazione congiunto con la Cineteca di Bologna, il racconto dell’opera e della figura di Antonioni attraverso i pezzi del suo lascito è la chiave di volta di un suo processo di valorizzazione anche tentando di renderlo più vicino e organico alla città che lo ospita.
Questa operazione ha un risvolto della medaglia molto negativo a cui nessuno ha pensato di porre mano per una proposta alternativa: sottrae alla città l’unico luogo dedicato al contemporaneo in un momento. Fossi eletta sarebbe uno dei punti della lista della spesa che porrei all’ordine del giorno dell’agenda politica del Sindaco.
Allora qui bisogna pensare attentamente a cosa proporre per gli spai espositivi di Palazzo Prosperi Sacrati dove può trovare spazio la fotografia e l’arte contemporanea di livello, le arti visive interdisciplinari e performative.
La massima priorità la deve avere la Conclusione dei lavori a Palazzo Massari e una definizione certa dei tempi in cui assieme a Palazzo Prosperi sacrati potranno tornare nella disponibilità della città, e un lavoro di ammodernamento rete museale comunale nell’ottica di sistema oltre che dell’accessibilità e dell’inclusione. Bisogna lavorare anche in stretta connessione con il turismo e qui potrei tenervi ore a parlare, ma mi limito a dire che si deve lavorare su card e pacchetti turistici e su abbonamenti che incentivino la fidelizzazione.
Immagino un sistema posto su mappa che vede la città distinta in poli museali, dal Polo d’arte Moderna e contemporanea appunto, al polo d’arte antica attorno a palazzo schifanoia palazzo Bonacossi con le dimore storiche, fino a quello cartaceo attorno alla biblioteca ariostea e a casa nicolini fino a quello scientifico del museo di storia naturale.
RICUCITURE
Il lavoro che va fatto è quello di ricucitura non solo dei musei e dei musei con le altre istituzioni culturali e gli spazi verdi, ma anche delle collaborazioni con scuole, associazioni, operatori del settore per promuovere il comparto musei e mostre per potenziare l’offerta della città. Qui vedo esponenti delle associazioni culturali e credo ci sia stato un silenzio assordante che va assolutamente riempito con tavoli di concertazione e lavoro congiunto.
Quale futuro per Palazzina Marfisa sul cui restauro e sulla necessità di tutelarne l’identità mi sono già spesa? Quale soluzione al nodo della visitabilità di casa Minerbi dal Sale?
Va ricreato, in termini di proposta culturale, il giardino di palazzo schifanoia andando a recuperare la zona della caserma di cisterna del follo le sue pertinenze che in un processo di contaminazione possono essere adibite in parte a studentato e in parte a sale espositive e auditorium. La caserma affaccia su palazzo Bonaccossi quest’ultimo confina con Palazzina Marfisa d’Este e da cui si potrebbero attraversare spazi e giardini fino a parco Pareschi che possono comunicare attraverso i palazzi dedicati alle attività universitarie fino a palazzo paradiso e Casa Nicolini. Questa riorganizzazione va accompagnata da un esercizio descrittivo che possa essere veicolato come un grande ed unico progetto culturale.
I musei si possono aprire alla città possono farne organicamente parte e possono offrire non più solo un luogo di sapere specialistico, ma un insieme di spazi anche di vita quotidiana come i giardini ricusando spettacolarizzazioni effimere come videomapping che non raccontano la storia del palazzo su cui vengono proiettati ma lo usano solo come wall da proiezione o dj set a Palazzo dei Diamanti che credo non aggiungano ma tolgano magia al luogo. Ogni luogo ha la sua anima e incontra il visitatore che quell’anima sente vicina. Ci sono altri luoghi ed altri spazi utilizzabili anche con un progetto di rigenerazione urbana temporanea di spazi attualmente in disuso.
Se si ragiona in termini di progetto culturale e di recupero di spazi per le attività culturali, allora cerchiamo di trovare, come era già stato trovato in accordo con la Polizia di Stato un luogo più idoneo, moderno e funzionale che liberi i palazzi storici di Corso Ercole primo d’Este e li restituisca nella disponibilità della città a completare l’offerta del quadrivio.
CONCERTI E CITTA’
La città che ci ospita non deve essere un contenitore in cui buttare dentro cose a caso NO ALLA CITTA’ DE “LA QUALUNQUE”, ma deve essere rispettato per le sue caratteristiche morfologiche e dimensionali.
La soluzione che mi sento di proporre è che in piazza Trento Trieste come in Piazza Castello e cortile del Castello si facciano iniziative dimensionate a quei luoghi e con essi coerenti. Bellissima la musica techno e la discoteca ma facciamola in un’area attrezzata, la gente ci va lo stesso, nelle piazze facciamo cose dimensionate per quelle piazze e con esse soerenti, non consideriamoli spazi privi di dimensione propria.
Cerchiamo di fare lo sforzo di immaginare l’iniziativa giusta per il luogo giusto. Il parco sud nel PUG è destinato a questo tipo di attività e il fatto che nasca dal nulla permette di infrastrutturarlo e far per lui un piano di viabilità perfettamente funzionale. Pensiamo a Campo Volo.
Ci tengo a un concetto, non mi sentirete mai dire che fare impresa in tema di cultura sia il male, ci sono luoghi al mondo meravigliosi dove i processi di rigenerazione urbana su base culturale hanno coinvolto le industrie culturali e creative ed hanno modificato il destino di quei luoghi, ma come ho ripetuto più volte nel mio intervento pubblico sul centro storico l’amministrazione non deve lasciare a nessuno il ruolo di guida dei processi di trasformazione e deve tenerli saldi in mente e coordinati l’uno all’altro.
Allora se si vuole pensare al prodotto turistico dei grandi concerti a Ferrara come fa Firenze con il Firenze Rocks o Lucca ma bisogna pensarlo e strutturarlo perché nel momento in cui si devono chiudere delle scuole per fare un concerto quel concerto in quel luogo non va bene. Aree attrezzate per concerti di grandi dimensioni, concerti nelle piazze dimensionati allo spazio e valutando l’impatto sulla città.
E in tutto questo di nuovo il cardine sono le tre parole chiave che sono mancate: GOVERNO, PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE DI DETTAGLIO.
Intervento di Sara Conforti – Candidata PD al consiglio comunale di Ferrara