L’8 marzo è il momento in cui ogni anno si misurano i passi in avanti compiuti dalla società nei confronti delle donne, si ricordano le conquiste sociali ottenute nel tempo e soprattutto le battaglie che ancora si dovranno affrontare per il raggiungimento di un’effettiva parità di genere.
Quest’anno questa giornata ha una valenza ancora più importante: donne e uomini in Ucraina che combattono per la libertà, muoiono per il proprio paese mentre altri in Russia vengono arrestati perché protestano contro una guerra irragionevole.
La festa della donna in Ucraina è una delle ricorrenze più sentite: gli uffici e le scuole sono chiusi mentre le città vengono colorate da tulipani e rose, un giorno di festa in tutto il paese. Immagini lontane da quelle odierne in cui le persone si riparano nella metropolitane sotto una terra che trema, corrono disperatamente per salire su un treno gremito o imbracciano un fucile per potersi difendere.
Ci sono volti di donne che ci raccontano una guerra non lontana da noi: Nina, scappata incinta da Kiev e che ha messo al mondo Maria, a Como; Mia, nata invece nei sotterranei della metro mentre fuori esplodevano le bombe; la madre di Kirill che piange sul suo corpo di 18 mesi in un ospedale senza elettricità. Abbiamo visto donne preparare molotov per fronteggiare i cannoni, ci sono donne tra i combattenti ucraini e tra quelli russi ma non nelle stanze in cui tutto si decide. Una realtà che non trova corrispondenza sui tavoli di guerra poiché sono tutti uomini i delegati coinvolti dei negoziati di questi giorni, presenti solo uomini anche nei consigli di guerra a Mosca.
Tra i tavoli dei potenti, dove non vi è posto per l’umanità, non vi è posto neppure per le donne: assenti da dove si decide, le donne sono presenti ovunque la si subisca.
Ornela Sejdini
Vicesegretaria
Segreteria Unione Comunale PD Ferrara