di Paolo Calvano – Segretario e Consigliere PD Emilia-Romagna e Luigi Vitellio – Segretario Provinciale PD Ferrara
L’ormai imminente proroga dei termini fissati per le proposte di acquisizione delle quattro good bank – Carife compresa – non deve farci abbassare l’attenzione, ognuno per le sue competenze, a far sì che quell’appuntamento possa trovare un acquirente e quindi un nuovo interlocutore con cui confrontarsi.
Ieri i sindacati hanno deciso di dedicare un po’ del proprio tempo per rispondere alle considerazioni espresse da uno dei consulenti della Presidenza del Consiglio ed esprimere le proprie opinioni sulla politica ferrarese.
Le modalità di risposta a Luigi Marattin e i commenti sul PD rappresentano una caduta di stile priva di utilità per i lavoratori e che non appartiene alla storia di quelle sigle sindacali.
Ammettiamo che per favorire una trattativa non semplice ci saremmo aspettati un sindacato unito per aprire le porte ai nuovi possibili acquirenti mettendosi in gioco per primo, considerando oltretutto gli sforzi già fatti dai dipendenti, e chiedendo anche alla politica di fare di tutto per non lasciare indietro nessuno. Su questo avrebbero trovato un PD disponibile e battagliero, cosa che saremo comunque, a prescindere dal volere e dall’atteggiamento delle sigle sindacali. Al gioco del demolirsi a vicenda non ci stiamo perché sarebbe un esercizio muscolare privo di qualsiasi utilità per i lavoratori della banca.
Per questo il PD terrà la linea che in questa terra abbiamo sempre tenuto: non lasciare indietro nessuno. Prima di tutto non lasciare indietro una delle imprese più grandi del territorio e tutti i suoi dipendenti. Una banca che ha avuto molto da Ferrara, raccogliendone i risparmi, ma che ha anche dato molto, almeno fino a quando non ha iniziato a coltivare l’illusione di poter diventare una grande banca, spingendosi in un mercato che non ha saputo affrontare. Ci è finita perché ha fatto male i conti e sbagliato gli investimenti: i livelli di responsabilità saranno altri a definirli, ma certamente una parte di quelle scelte e di quegli investimenti – di cui non hanno la benché minima responsabilità la stragrande maggioranza dei dipendenti – hanno inciso e non poco sul destino di Carife.
Nel mentre in cui siamo tutti impegnati ad allargare il più possibile la platea degli obbligazionisti a cui sarà garantito il ristoro, va aperta una nuova fase. Nicastro e Capitanio hanno scritto che si sono aperte nuove possibilità. Non abbiamo motivo di dubitarne e sappiamo che tutti stanno lavorando in tale direzione, ma certamente ci preme dire loro che, dopo aver ricevuto dalle inevitabili decisioni del governo una banca pulita dalle sofferenze, ora hanno la responsabilità di darle un futuro. Ce l’hanno loro per primi. Speriamo che il sindacato sia in grado di far sentire la sua voce nei loro confronti. Noi lo abbiamo fatto in tutte le sedi e occasioni che abbiamo avuto e continuiamo a farlo a tutti i livelli a partire dal Governo. Ci sono atti, prese di posizione e interventi parlamentari, regionali e comunali messi nero su bianco. Noi ci chiediamo ogni giorno se possiamo fare di più e proviamo a farlo, spero lo facciano anche gli altri interlocutori.