8 marzo 2012: welfare, legalità, democrazia

7 Marzo 2012

di Caterina Palmonari (Coordinatrice Conferenza Provinciale Donne PD Ferrara)

Venerdì 17 e sabato 18 Febbraio in occasione della Conferenza Nazionale delle Donne del PD si sono riunite a Napoli centinaia di donne per discutere di lavoro, welfare, legalità, democrazia con l’intento di rilanciare una proposta per riformare il Paese e per chiudere definitivamente la stagione del berlusconismo.

Il tema su cui ci si è maggiormente concentrati è stato quello dell’occupazione femminile e da qui è nata l’idea di provare a costruire una vera Conferenza nazionale sul lavoro delle donne in grado di andare oltre le analisi e capace di offrire strumenti concreti capaci di aggredire il problema.

Nell’ambito delle manifestazioni per il giorno 8 marzo, si è tenuto giovedì scorso a Ferrara un interessante seminario sul tema Donne e lavoro Percorsi diacronici ed emergenze contemporanee in cui si è discusso sul rapporto Donne e Lavoro sia ripercorrendone la storia, sia esaminando il presente, un presente che sembra sempre più negare il diritto al lavoro e che drammaticamente ci riporta a riflettere su temi posti per esempio dalla Kuliscioff all’inizio del ‘900 su diritti che sembravano acquisiti.

Per meglio dire “sembravano diritti acquisiti” infatti basta leggere gli ultimi dati dell’ISTAT per renderci conto che purtroppo, ancora nel 2012, non lo sono affatto. Secondo l’Istat, infatti, nel biennio 2008-2009 800mila donne hanno lasciato il lavoro, spesso a causa di una gravidanza e molte a causa della pratica sconcertante delle dimissioni in bianco firmate al momento dell’assunzione e rese esecutive quando la lavoratrice resta incinta, prassi oggi quasi legittimata dall’abrogazione berlusconiana della Legge Prodi.

Prassi che afferma il ricatto di chi non riconosce alla maternità il ruolo di garantire un futuro a questo Paese, prassi che cancella il diritto e la libertà di scelta.

Voglio ricordare che l’Italia detiene un primato europeo poco onorevole per quanto riguarda il tasso di disoccupazione delle lavoratrici madri.

Per questo noi Democratiche stiamo appoggiando attivamente il Comitato ”188 donne per la 188” che chiede al Parlamento “di assumere un impegno per un intervento legislativo urgente ed efficace contro le dimissioni in bianco”. L’On. Teresa Bellanova del PD, relatrice della legge 188, auspica che si arrivi all’approvazione di una legge prima dell’estate.

Allo svantaggio nell’impiego al lavoro delle donne, soprattutto giovani, rispetto agli uomini (13 punti in meno) si aggiunge il dato che rivela che tra le donne c’è più occupazione precaria rispetto ai colleghi maschi. La percentuale di contratti precari tra le giovani cresce con il titolo di studio, passando dal 29% tra chi ha un titolo di studio basso fino al 41% delle laureate.

L’instabilità del lavoro, quindi, è un altro aspetto che colpisce le donne in modo violento, perché spessissimo le costringe a dover scegliere tra un progetto di vita lavorativa e un progetto di vita familiare.

CONTINUA…

Anche la flessibilizzazione in atto negli ultimi anni ha dato vita ad un’area estesa di instabilità occupazionale che si è diffusa nel Paese e come afferma Giancarla Codrignani. “Le donne al sorgere di una fase strutturale della flessibilità non sono state consultate a nessun livello pur essendoli soggetto più esperto di flessibilità”.

I nodi centrali che frenano l’occupazione femminile, o meglio della disoccupazione femminile, sono legati alla domanda di lavoro e alla carente offerta di servizi. Questi nodi non possono essere affrontati come problemi di parte, di genere o generazionali, perché stiamo parlando di richieste inevitabili che chiedono di ripensare complessivamente le strategie e le qualità dello sviluppo, puntando sulla costruzione di un welfare moderno.

Pensiamo infatti che il welfare sia l’investimento per eccellenza e che ridurre il welfare a spesa sociale sia sbagliato: per esempio quanto sarebbe necessario che gli investimenti sugli asili nido uscissero dal patto di stabilità?

Le Conferenze Permanenti delle Democratiche hanno fatto di questi temi il centro del loro impegno e delle loro attività di quest’anno e hanno prodotto una serie di proposte che il Partito ha assunto e votato tra le “Proposte Programmatiche del PD” in Assemblea Nazionale: un complesso di misure volte a favorire una reale conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di vita, a costruire una rete di servizi per le famiglie e di sostegno dei redditi familiari che credo sia giusto diffondere per conoscenza anche attraverso la stampa.

Tra queste proposte sottolineiamo in particolare:

  • la richiesta chei periodi di maternità e di cura vengano valorizzati ai fini pensionistici, anche nell’ottica di bilanciare l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne;
  • la richiesta di tutela della maternità anche per le lavoratrici autonome (che non sono solo le giovani imprenditrici, ma tutte le giovani professioniste che dietro ai contratti “a partita iva” svolgono ruoli fondamentali sia nel settore pubblico che nel privato);
  • l’incentivazione e il sostegno della flessibilità oraria e del part time (reversibile e volontario);
  • la conciliazione dei tempi nell’accesso ai servizi (a cura delle regioni e degli enti locali); 
  • l’estensione e il potenziamento del congedo parentale e istituzione del congedo di paternità obbligatorio.

Le donne hanno pagato il prezzo della crisi e delle politiche della destra e stanno sostenendo i costi del risanamento. Nessuna riforma dunque può esser fatta se non si riconosce che lavoro delle donne è motore di crescita e sviluppo per il Paese, se non si difende la maternità intesa come valore, e se non si è convinti che puntare alla crescita vuol dire leggere il tema dell’occupazione femminile come parte di una grande questione nazionale e insieme assumere il punto di vista, le potenzialità, i talenti ed i problemi delle donne.


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